
PROGETTI SOSTENIBILI SUL TETTO DEL MONDO
Il 29 maggio 1953 è una data scolpita nella storia dell’alpinismo: Sir Edmund Hillary e lo sherpa (abitanti dell’Himalaya) Tenzing Norgay raggiunsero per la prima volta la vetta del Monte Everest, a 8.848 metri di altitudine. Un’impresa epica che dimostrò quanto fosse possibile spingersi oltre i limiti umani. Oggi, a distanza di oltre 70 anni, quella stessa vetta simbolo di conquista si trova ad affrontare una nuova sfida: la tutela ambientale e la sostenibilità.
La prima spedizione
La spedizione britannica del 1953, guidata da John Hunt, fu un'impresa collettiva che coinvolse oltre 400 persone, tra alpinisti, sherpa e portatori. Sir Edmund Hillary e Tenzing Norgay furono solo il volto finale di un grande lavoro di squadra che rese possibile la conquista della vetta.
Portarono con sé bombole d’ossigeno pesanti e dalla tecnologia rudimentale, fondamentali per sopravvivere alla rarefazione dell’aria a oltre 8.000 metri. Raggiunta la cima, vi rimasero appena 15 minuti, scattando qualche foto e piantando le rispettive bandiere: neozelandese, britannica e delle Nazioni Unite.
Curiosamente, la notizia della scalata fu resa pubblica il 2 giugno, in coincidenza con l’incoronazione della Regina Elisabetta II, rafforzando il simbolismo dell’impresa. Hillary e Norgay non rivendicarono mai chi mise per primo piede sulla vetta, sottolineando il valore della collaborazione.
Oggi, lo stesso spirito di cooperazione internazionale guida progetti sostenibili che mirano a proteggere l’Everest: un nuovo tipo di conquista, basata sul rispetto per la montagna e sulla responsabilità ambientale.
L’Everest: un ambiente estremo da preservare
L’Everest è uno degli ambienti più estremi del pianeta, con un ecosistema tanto affascinante quanto fragile. Negli ultimi decenni, l’aumento delle spedizioni e il turismo d’alta quota hanno comportato un impatto ambientale significativo. I rifiuti lasciati lungo i sentieri, l’inquinamento causato da generatori a combustibile e la crescente pressione antropica minacciano l’equilibrio naturale del tetto del mondo, rendendo sempre più urgente l’avvio di progetti sostenibili per proteggere l’area.
Progetti sostenibili: la stazione di ricarica sull’Everest
Nel 2024, è stata installata nel Parco Nazionale dell’Everest, a 4.300 metri di altitudine, la stazione di ricarica solare più alta del mondo. Questo progetto fa parte del “Sichuan-Tibet Supercharging Green Corridor” e mira a supportare il turismo sostenibile nella regione.
La stazione, parte dei progetti sostenibili promossi nella regione himalayana, impiega moduli fotovoltaici bifacciali N-Type forniti da AIKO Solar, noti per la loro alta efficienza e durata. Il sistema è integrato con una tecnologia di raffreddamento a liquido, che garantisce prestazioni affidabili anche in condizioni climatiche estreme. La stazione produce energia pulita in grado di alimentare veicoli elettrici e strutture locali, grazie a un sistema potente e dotato di accumulo.
Questo progetto consente la ricarica di veicoli elettrici, riducendo l'uso di combustibili fossili e le emissioni di CO₂ associate al turismo e alle spedizioni in alta quota.
Mount Everest Biogas Project
Il Mount Everest Biogas Project è una delle iniziative più importanti tra i progetti sostenibili avviati per proteggere l’ambiente montano. Nato nel 2010 grazie all’impegno di Dan Mazur e Garry Porter, in collaborazione con organizzazioni come Engineers Without Borders e Architects Without Borders, il progetto affronta il problema della gestione dei rifiuti umani prodotti durante le spedizioni sull’Everest.
L’obiettivo è installare un impianto di digestione anaerobica a Gorak Shep, vicino al campo base, per convertire circa 12.000 kg di rifiuti all’anno in biogas utilizzabile, offrendo così una soluzione ecologica e innovativa per la produzione di energia pulita in alta quota.
L’Everest come simbolo di cambiamento
L’Everest ha rappresentato, fin dal 1953, un simbolo di coraggio, determinazione e superamento dei limiti. Oggi, grazie ai numerosi progetti sostenibili sviluppati nell’area, può diventare anche un esempio di come innovazione e rispetto per l’ambiente possano convivere.
Grazie alla sinergia tra tecnologia e rispetto per l’ambiente, è possibile preservare questo ecosistema unico e garantire un futuro più pulito e responsabile, anche sul tetto del mondo.